venerdì 29 luglio 2011

La parola magica

Mio padre mi raccontava che a mio nonno si dava del Voi, io a mio padre davo del tu ma non mi ricordo che nè lui nè i padri dei miei amichetti erano particolarmente coinvolti nei nostri giochi.
Ricordo anche che, quando i nostri papà tornavano stanchi dal lavoro e noi bambini volevavo giocare con loro, le mamme prontamente ci allontanavano per non disturbarli.......erano stanchi!!!!!
Oggi io quando torno dal lavoro, con il mal di schiena, 120 Km sulle spalle e un velo di mal di testa apro la porta di casa e sento queste parole:
- BABI (figlio piccolo di due anni), 
- PAPI (figlio grande di sei anni)
che miscelato suona alle mie orecchie come un'unica parola..... BAPI !!!
improvvisamente la schiena non fa più male ed il mal di testa solo un ricordo la  stanchezza passata .......allora è BAPI la parola magica che fa passare tutto e fa dimenticare la stanchezza e lo stress del lavoro.
Bisogna ricordare che il tempo passato con i figli non è mai perso e che comunque non torna più, restano solo i ricordi ed i rimpianti di aver lasciato qualcosa ancora da fare.......

mercoledì 27 luglio 2011

Co-sleeping atto secondo

L'articolo di ieri di Repubblica in merito ai benefici del co-sleeping, ovvero figli che dormono nel lettone dei genitori, è sembrato a molti la dichiarazione della scoperta dell'acqua calda .......
Ma, come è giusto che sia in questo blog, si deve dare spazio anche al punto di vista dei papà.
Parlo ovviamente dall'alto della mia esperienza di un papà che dorme ormai da anni sulle cuciture del materasso tipo Eta-Beta, fino ad ieri sera, per dirne una, eravavo in quattro nel lettone incastrati in diverse direzioni.
Credo che il "cambio d'uso" del lettone, da alcova a nido, deve essere pienamente condiviso da entrambi i genitori, si rischia altrimenti di rendere difficile una condizione, già di sè molto particolare, come l'arrivo di un figlio che, per antonomasia, cambia gli equilibri all'interno di una famiglia.
La coppia si trova dunque separata da un bimbetto che richiede attenzioni tutta la notte, l'unico contatto fisico si riduce a quello alluce-alluce. 
Se per qualcuno quest'unico contatto basta.......mmmmhhhhhh.......non credo che a qualcuno basti.
Bisogna dare il giusto peso anche alla sfera intima del rapporto di coppia, e se la presenza del bimbo nel lettone rischia in quanche modo di minare gli umori familiari si deve sicuramente trovare un compromesso.
Sicuramente la crescita corretta dei nostri figli è il nostro unico scopo ma anche il matrimonio non deve essere messo da parte. 
Il problema, io ritengo, non è da cercare nella presenza o meno nel lettone del bimbo, ma nella voglia della coppia di ripristinare gli equibri alterati di cui parlavamo prima.
La coppia deve impegnarsi a far tutto affinché la presenza del bimbo non diventi la scusa "del malditesta" come molte volte accade; difatti, questa situazione, spesso, porta il papà a vivere male questo periodo, spingendo la madre ad una separazione prematura dal figlio durante la notte.

martedì 26 luglio 2011

Nel lettone con mamma e papà

Nei primi mesi di vita del bambino i genitori farebbero qualsiasi cosa pur di farlo smettere di piangere. Spesso, a meno di non avere a che fare con un piccolo Attila, la soluzione per calmarlo è portarlo a dormire nel lettone. Per anni pediatri e psicologi hanno sconsigliato ai genitori il "co-sleeping", convinti che questa abitudine danneggiasse l'intesa sessuale della coppia e l'educazione dei figli. Eppure molti bambini, fino alla metà del secolo scorso, hanno dormito con mamma e papà, spesso per motivi economici. L'usanza, secondo due studi del 2006, appartiene al 93% dei bambini fra i tre e i 10 anni, per ragioni unicamente affettive.

Oggi una ricerca della Stony Brook University di New York, pubblicato su Pediatrics, riabilita quest'usanza così dura a morire, sostenendo che abituare i bambini a dormire tra le lenzuola che odorano di mamma e papà non comporti per loro alcun effetto collaterale. "Madri dello stesso livello sociale educano i bambini esattamente nello stesso modo - spiega la coordinatrice della ricerca Lauren Hale - indipendentemente dal fatto di farli dormire con sé o no".

Lo studio ha preso in esame 944 coppie non abbienti con un figlio di un anno, monitorandone nel lungo periodo la situazione psicologica e le abitudini legate al sonno. Dai dati è emerso che i bambini che avevano dormito nel lettone avevano raggiunto lo stesso livello di sviluppo comportamentale e cognitivo di quelli che avevano sempre dormito da soli. L'Associazione americana
di pediatria si è sempre schierata contro il co-sleeping nei primi mesi di vita spiegando che quest'abitudine aumenta il rischio di sindrome della morte improvvisa del lattante, che colpisce nel primo anno di vita ed è tutt'ora la prima causa di morte tra i piccoli nati sani, ma la Hale precisa che "la scoperta non è in contrasto con queste raccomandazioni, perché lo studio si è concentrato su bambini che avevano già compiuto un anno".

Ci sono tuttavia pro e contro legati al bed-sharing. Secondo alcuni pediatri favorisce l'allattamento al seno e migliora il rapporti tra madre e figlio, secondo altri stressa i genitori e stravolge le abitudini del bambino, facendolo sentire a disagio quando è costretto a dormire da solo. "Attraverso il lettone - spiega lo psicologo Maurizio Brasini - scorrono i momenti cruciali del ciclo vitale di una famiglia. Prima sarà il talamo di due amanti, poi un pancione occuperà una parte dello spazio comune, e poi ancora si trasformerà in nido. Il letto è uno spazio importantissimo ma è sempre e comunque solo un letto. L'importante, come al solito, è l'equilibrio che si instaura all'interno della famiglia".

Già qualche anno fa Margot Sunderland, direttrice del Center for Child Mental Health di Londra, consigliò ai genitori di respingere l'opinione dominante e permettere ai bambini di dormire nel lettone sino ai cinque anni, affermando come questa abitudine renda più probabile che diventino degli adulti calmi, sani ed emotivamente equilibrati. Autrice di una ventina di libri sulla psicologia dell'infanzia, la Sunderland presentò la sua teoria nel saggio "The Science of Parenting" ("La scienza di fare i genitori"), basato sulle conclusioni di 800 studi scientifici. Secondo la psicologa, abituare i bambini a dormire da soli già a poche settimane di vita (uso comune ad esempio negli Stati Uniti, dove solo il 15% dei bambini può addormentarsi con mamma e papà, la percentuale più bassa del mondo) è anzi dannoso, perché la separazione dai genitori aumenta il flusso di ormoni dello stress, come l'idrocortisone.

http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2011/07/25/news/nessun_danno_se_il_bimbo_dorme_nel_lettone_dalla_scienza_via_libera_al_co-sleeping-19597348/

lunedì 25 luglio 2011

Papà consumista

Prendo spunto da un commento recentemente postato per introdurre un argomento decisamente spinoso, le responsabilità paterne in materia di educazione dei figli alle regole della società moderna.
In realtà la società in cui vivono i nostri figli ha diverse marce in più rispetto a quella in cui siamo cresciuti noi papà degli " 'anta", tutto è più veloce e dinamico ed il consumismo è ormai la parola d'ordine.
I ragazzi vanno a scuola con zaini griffati, videogiochi portatili e CELLULARI, per non parlare poi di vestiti da boutique, tutto questo è l'espressione della famiglia nella quale vivono.
Per generare questo benessere "apparente" il papà moderno ha un lavoro che lo obbliga a stare più di dodici ore lontano da casa e quindi ha molto poco tempo da dedicare alla propria prole.
Vediamo un pò: famiglia tipo,  due genitori che lavorano, escono presto da casa, accompagnano i figli a scuola, vanno al lavoro e stanno fuori fino a sera.
Nel frattempo i bambini a scuola ricevono brandelli di educazione dagli INSEGNANTI, a fine giornata sono prelevati o dalla BABYSITTER o dai NONNI, una volta a casa vengono messi davanti alla tv o peggio davanti ai videogiochi tutto il pomeriggio. Finalmente arriva la sera: la famiglia si ricongiunge i bambini si ritrovano con due "pezze" di genitori non proprio disposti a fare il cavalluccio con loro sulle spalle per casa.....anzi si affrettano a mettere i pargoli a nanna e ritagliarsi così un briciolo di relax. Tutto questo per cinque giorni la settimana ma poi, finalmente, arriva il Week End!
Il finesettimana tanto atteso serve a fare tante cose come:  la spesa, lavori domestici, tagliare l'erba, o ...riposare, perchè é giusto così dopo cinque giorni massacranti di lavoro, peccato che i bimbi aspettavano questi giorni per stare con papà!!!!!!.....ma non si può mica arrivare a far tutto........
Poi un bel giorno quando i nostri bimbi saranno diventati i nostri ragazzi noi vorremo essere i loro più cari amici, vorremmo che ci confidassero i loro segreti, le loro paure, invece no......siamo quasi degli estranei e non possiamo più farci niente.
Ma allora a cosa sono serviti gli zaini, i vestiti di marca, i cellulari ed i videogiochi all'ultimo grido? a niente rispondo io,  i figli secondo me avrebbero preferito un' ora di gioco in più con il loro papà piuttosto che avere quelle, ma proprio quelle, scarpe strafighe.
Bisognerebbe provare a rallentare un po', dedicare tempo di qualità ai nostri figli, insegnare loro che il tempo passato in famiglia e per la famiglia non è mai abbastanza, bisognerebbe, per tornare all'argomento del post, sovvertire ed insegnare a sovvertire le regole del consumismo che ci attanagliano e ricordarsi che il tempo passato non torna più e non ci possiamo fare niente. In fondo basterebbe cambiare punto di vista.

venerdì 22 luglio 2011

Nuovi papà

Studiato. Analizzato. Contato. Incasellato. Sviscerato. Affrontato. E chi ha altri -ato li aggiunga pure. Il fenomeno delle mamme 2.0 nel velocissimo mondo di internet, pronto a bruciare nel giro di pochissimo tempo qualsiasi novità, non fa più notizia.

Le mamme blogger non interessano più media ed esperti (anche perché tutto quello che poteva essere detto in merito è stato già ampiamente detto! Adesso lasciatele scrivere e, soprattutto, lasciateci in pace!).

Lo spotlight di oggi (sei out se non lo sai!) è puntato sui papà. Come dire: paparini, questi sconosciuti! Cosa avranno mai da raccontare in un blog?.

Eppure anche i papà (questi sconosciuti!) qualcosa da dire ce l'hanno e, sulle tracce di mogli e compagne (decisamente più avanti di loro nell'utilizzo dei nuovi media e dei nuovi mezzi di comunicazione... Tié!) si sono messi ad aprire blog e a scrivere post, raccontando, dal punto di vista maschile, l'esperienza della paternità, le gioie e i drammi di trovarsi ad affrontare per la prima volta il cambio di un pannolino, la prima pappa, i primi capricci.
 

giovedì 21 luglio 2011

10 100 1000 ....

Forse sono anche di più i blog dedicati alle mamme ed ai figli, dalla gravidanza allo svezzamento passando per l’ allattamento ed altro.
Esistono siti su pannolini, pappine, tettarelle, ecc…… ma i papà !!!
I papà sono quegli esseri misteriori ed evanescenti di cui nessuno si occupa o considera, non fanno parte in alcun modo dell’ universo bimbi.
Per qualcuno va anche bene ( meno problemi) in una società già di per se complicata, ma ad altri questa cosa va stretta.
Mi piacerebbe in questo spazio dare voce ai commenti di papà che come me pensano di far parte di un mondo strano, il mondo mamma-figli.