giovedì 25 agosto 2011

Dal "pater familias" al padre chioccia

Leggevo (in questi giorni non posso fare altro !!!) un articolo su "La Repubblica" di Anais Ginori il quale commentava un  libro dal titolo "La guida del giovane papà" di P. Antilogus.
Il libro descrive i cambiamenti dei papà moderni nei confronti del "problema" bebè avvenuto nell'arco di appena due generazioni.
"Un tempo eravamo tenuti alla larga, considerati inutili, almeno per gran parte dei primi mesi di vita del bambino, oggi, se dici che non vuoi entrare in sala travaglio con tua moglie rischi il divorzio" dice l'autore.
Uomini mutanti che hanno dovuto reinventarsi un ruolo, partecipare ai corsi preparto, imparare a cambiare i pannolini ed a sostenere le mogli nell'importante compito di allattare la prole.
Certo, anche le alzatacce notturne e le passeggiate per fargli fare il ruttino non sono cosa da poco, ma ormai i papà moderni affrontamo anche questo (più o meno !!!!).
I papà di oggi sono molto più apprensivi e presenti nella vita dei figli, in alcune occasioni sono più richiesti delle mamme.
Ora mi chiedo, adesso che finalmente abbiamo scardinato il monopolio delle mamme nella vita dei nostri figli,  c'è per caso qualcuno che rimpiange le famiglie di una volta dove il padre, quando tornava dal lavoro, non faceva niente in casa, si scialava sul divano, cenava, si fumava una bella sigaretta e si andava a coricare magari in un'altra stanza per non sentire i bimbi che piangevano durante la notte ???? (sigh!!).

A proposito, l'autore, che nel frattempo ha affrontato tutte le fasi di crescita dei figli ed è arrivato ad avere un figlio adolescente, ha scritto anche un altro libro dal titolo "Ti illudi che il grosso sia passato, invece il peggio deve ancora arrivare"........

8 commenti:

  1. Sono d'accordo anche io. Ricordo ancora le giornate frenetiche per far trovare al marito, che tornava "stanco" dal lavoro, la casa in ordine, le pupe a letto o già allertate di non disturbare il papà "guerriero". Ora siamo nonni e il nonno cerca di adeguarsi ai tempi, seppure con molta fatica, ed è certamente più disponibile con i suoi nipotini.

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  2. I nonni dovrebbero fare il loro "mestiere" senza tutta questa fatica e ricordarsi che questa è la loro ultima occasione di servire a qualcosa o a qualcuno prima di scivolare nell'oblio della solitudine.

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  3. è vero la "nonnitudine"è l'ultimo stadio della vita,ma la gioia che ti dà il sorriso e la dolcezza dei nipotini,ti fanno dimenticare tutti i problemi della vita e guardare magari al tuo futuro di anziano con più leggerezza e ottimismo.Quando si dà amore,anche se costa fatica,ti fa sentire meglio,sempre.

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  4. ma perchè amore costa fatica? il commento a questo post è la prova che siamo vittime inconsapevoli di una società egoista ed individualista....che amarezza!

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  5. è lampare!dare amore può comportare fatica e sacrificio,ma è importante lo spirito con cui lo si fa.

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  6. Scusate ma non sono d'accordo con i commenti precedenti......
    amore è un sentimento puro che non può e non deve essere accostato a parole come fatica e sacrificio che sono sinonimi di sforzo e rottura di scatole.
    Se ci si sforza ad amare, se questo comporta fatica e sacrificio, con qualunque spirito si affronta non si può chiamare Amore ma al massimo volere bene a qualcuno magari perchè la società o vincoli di parentela lo impongono.

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  7. dovete stare da soli come gli eremiti

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  8. forse l'eremitaggio nasce proprio dallo scontro con una società aggressiva e maleducata.

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